giovedì 3 giugno 2010

Dialoghi Verbali, NonVerbali e TransVerbali


Clef des Songes - Ayres

Carissimi amici di Immagini per Raccontarsi,
vorrei rendervi partecipi della conversazione in corso tra me e Giorgia.

Ayres,
perdonami, ho letto il programma di ciò che faremo durante il tuo laboratorio di fototerapia e ho alcune perplessità.
La prima cosa che non mi è molto chiara è la natura del materiale fotografico che noi dobbiamo portare: si parla di foto che riguardino la nostra intera vita, dalla nascita ad oggi? Se così fosse, sarebbe per me un po’ complicato reperirle poiché la maggioranza delle fotografie di quando ero piccolina sono su diapositiva e dunque non saprei come fare. Inoltre, moltissime foto di quando non esisteva ancora il digitale le conservo in album fotografici, cornici o quant’altro e mi dispiacerebbe doverle utilizzare per un collage e non poterle poi più rimettere al loro posto. In secondo luogo, mi chiedo anche di quante immagini stiamo parlando (indicativamente) e se queste immagini debbano ritrarre sempre e soltanto me o possano mostrare anche semplici paesaggi o altre persone per me importanti. Infine, ti chiedo se sarebbe un problema se io non avessi a disposizione nessuno degli strumenti da te richiesti, ossia portatile, cornice digitale, macchina fotografica e videocamera.
Scusa ancora per le tante domande,
Giorgia

Carissima Giorgia,
ti ringrazio del messaggio che mi hai inviato sui dubbi che nutri rispetto al laboratorio di fototerapia del Master CLNV. La tua mail mi permette di abbordare alcune questioni molto spinose ma allo stesso tempo fondamentali. Prima di farlo, però, dovrei dirti che la tua partecipazione fino a questo momento è stata stimolante per me. Tu hai allargato il senso di immagine al proporre delle opere di Magritte e di Casper David Friedrich come forma di intervento sul viaggio e sul significato nella comunicazione verbale e non verbale. È stato l'inizio di una conversazione non verbale che poi è stata ripresa anche da Chiara e da altri partecipanti. Ho trovato curioso che tu abbia proposto due artisti ai quali sono particolarmente affezionato. La copertina della mia tesi al Master è quasi una parafrasi di un quadro di Magritte: una foto piena di simboli tra i quali la pipa che non è una pipa. Senza contare che passavo delle ore davanti ai quadri di Caspar Friedrich che sono alla Neue Nationalgalerie quando abitavo a Berlino. Piacevolissima coincidenza! Tu mi hai dato degli spunti per proporre un gioco che consiste nel creare delle combinazioni simili a quella della "clef des songes". Ho già iniziato la mia. Ho trovato un cappello che si chiama casa, delle scarpe che si chiamano birra, un uovo di pietra, delle candele della pazzia, un telefono pesce fritto e un bicchiere cieco. Credimi, è un racconto autobigrafico...
Sviluppare la competenza di dialogare e di giocare con le immagini può rivelarsi uno strumento molto utile quando ci troviamo davanti a persone che hanno un rapporto problematico con la parola e quando affrontiamo delle situazioni di comunicazione bloccata. Ci sono due giochi che utilizzo spesso negli interventi che faccio con gli anziani e che funzionano benissimo: la tombola visiva-sonora-olfattiva e il gioco della memoria fotografica. Se ti fa piacere ne potrei parlare nella prima parte del seminario.
Adesso veniamo agli spini. Ma, aspetta, fammi raccontarti una cosa. Prima di iniziare il master, avevo degli obiettivi molto chiari per quanto riguarda la mia formazione professionale. Sono stato preso da un fastidioso sentimento di frustrazione quando la Padoan mi ha subito stroncato e rifiutato il mio progetto iniziale. Mi ci è voluto parecchio per accettare il fatto che se non prendevo me stesso come oggetto di studio, come oggetto di ricerca, non sarei in grado di attuare un cambiamento qualitativo a livello professionale. Questa è stata la lezione più preziosa e più difficile che ho ricevuto dal Master e la condizione sine qua non per crescere, per formarsi, per autoformarsi. Poi ci sono state molte altre lezioni importanti come la necessità di rendersi conto che non si può trovare se stesso guardandosi allo specchio, sono le relazioni con gli altri che ci rendono visibili a noi stessi. Ti racconto questo solo perché ti voglio dire che quando vi ho chiesto di raccogliere le vostre foto, di selezionarle, di creare la vostra FotoBiografia, intendevo soltanto stimolarvi a dedicare un po' di tempo a voi stessi, alla vostra storia, alla vostra narrativa esistenziale. Il fatto di portare delle foto autobiografiche per condividerle al laboratorio non ha la minima importanza. L'importante è poter esperimentare l'emozione di ripercorrere la propria vita attraverso le fotografie, scegliere alcune e scartare altre, sentire la mancanza di alcune immagini perdute e poi raccontare a se steso che cosa sia successa dentro di sé lungo questo processo. Questa è una tappa inevitabile per poter utilizzare le fotografie anche con gli altri. Uno si rende subito conto della forza e del pericolo nell'intraprendere questo percorso e ci rende molto più consapevole, più sensibili e umili quando lavoriamo con altre persone. Certo, il gruppo, la condivisione sono delle opportunità importanti di crescita.
Allora, tornando ai tuoi dubbi. Se tu desideri, se tu credi che possa essere una occasione buona, ti propongo di raccogliere le tue foto autobiografiche e fare una selezione. Dieci foto, per esempio. Se le vuoi farci vedere, portale a Venezia. Io sarò lì il giorno prima. Potrò scansionare le diapositive e le fotografie e poi stamparle con una stampante che avremo a disposizione. Potrai utilizzare le stampe digitale per i collage e per attività. Ma se tu non consideri che sia questo il momento o che questa attività non abbia un senso per te, allora non fa niente. Puoi benissimo partecipare in tanti altri modi. Comunque ti invito a giocare, a creare una parafrasi della chiave dei sogni con 6 immagini e parole apparentemente sconnesse per un racconto surreale.
Non ti preoccupare di portare nessun strumento. Porta le tue idee, la tua energia, i tuoi dubbi, la tua perplessità. Sarà il miglior regalo che potrai fare a me e al gruppo.
Un forte abbraccio e, senza dubbio, sincero da
Ayres

Caro Ayres,
Grazie della tua bella mail! Devo dirti sinceramente che l’idea di un collage surrealista mi ha stimolata e, se ce la faccio, voglio cogliere la tua “sfida” e creare la mia chiave dei sogni! Per quanto riguarda la mia fotobiografia, anche se forse dalla mia mail precedente non si è capito, ho voglia di stenderla e inizierò da stasera a raccogliere alcune immagini. Vedo cosa posso fare con le diapositive di quando ero piccola, comunque il giorno prima del tuo laboratorio noi siamo a Venezia per un altro laboratorio e quindi magari riesco a venire a trovarti e a portarti un po’ di materiale! Ad ogni modo, dalla tua mail mi pare di aver capito che tu non ci darai delle istruzioni rigide da seguire, ma che sarà possibile giocare insieme…questa fotobiografia deve avere un significato per noi, giusto? Allora, io vorrei “provocarti” e dirti che mi è venuta un’idea per modificare un po’ l’idea di fotobiografia per adattarla meglio a quello che è il mio carattere ed il mio modo di pensare…posso farlo e poi portarti la mia idea il giorno del laboratorio o qualche giorno prima a Venezia? Non devo aver paura di un brutto voto, no??
Infine, voglio dirti che troverei interessantissimo approfondire i giochi che hai menzionato nella tua mail in situazioni di comunicazione bloccata…se questo può essere fatto a lezione, benissimo, altrimenti possiamo parlarne in separata sede, se me lo concederai.
Saluti,
Giorgia

Carissima Giorgia,
ho appena finito di comporre la mia parafrasi sulla “Clef des Songes” di Magritte che tu hai tirato fuori in uno dei tuoi primi interventi. Sarebbe bastata questa tua provocazione per farti meritare il massimo dei voti! Per costruire questo collage ho dovuto imparare ad usare alcuni strumenti di photoshop che mi saranno molto utili per il mio lavoro futuro. Ma più importante dell’aspetto tecnologico è il fato che l’associazione surreale tra parole e immagini di oggetti autobiografici mi ha aperto una strada narrativa che non vedo l’ora di percorrere. Per il momento mi accontento di questo primo racconto quasi non verbale che mi ha dato tanta soddisfazione. Vorrei proporre a te e a tutti i partecipanti del laboratorio questo gioco:
6 parole - 6 immagini e un racconto suLreale.
A voi le parolimmagini!
Un forte abbraccio
Ayres
per vedere l'animazione cliccate sull'immagine

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